Per 70 anni la nostra Regione ha favorito la crescita dei territori attorno alla via Emilia dove vive l’80% delle persone. Non a caso sono le zone più fedeli al Partito Democratico. La situazione demografica, economica ed ambientale chiede di allargare lo sguardo: non possiamo permetterci territori di serie B.
Le “Aree interne” della nostra regione ospitano circa 423mila persone, poco meno del 10% della popolazione totale, ed occupano una superficie di 9.800 chilometri quadrati, ovvero il 44% del territorio regionale. Si tratta di zone che affrontano sfide cruciali: spopolamento, invecchiamento, crescita economico-imprenditoriali inesistente . Eppure, si tratta di aree dall’alto valore strategico, cruciali anche per risorse quali l’aria, l’acqua, la biodiversità e le produzioni agricole.
Si tratta di alcuni dei dati emersi oggi nel corso della presentazione del volume “Sette montagne, otto colline e una pianura”, di Gianluigi Bovini e Franco Chiarini, una ricerca voluta dalla CISL e dalla Fondazione Generazioni che ha guardato sotto la lente di ingrandimento 118 comuni (oltre ai comuni di collina e di montagna sono stati inclusi anche le aree del basso ferrarese).
In queste aree “fragili” oggi c’è un rapporto di 213 anziani su 100 bambini e si prevede che tra 20 anni questo rapporto sarà di 324 su 100. Invertire la rotta non solo è doveroso, ma è possibile. Dopo esserci occupati per settant’anni dell’80% della popolazione che abita sulla Via Emilia, è giunto il momento di dimostrare altrettanta attenzione per quel 10% che vive le aree interne.
I pensionati della CISL hanno collaborato alla ricerca per un anno facendo questionari in tutti i paesini più sperduti ed il lavoro emerso è talmente ricco da poter diventare una pietra miliare. Sono 5 le domande che gli autori hanno posto alla politica: come continuare a garantire servizi educativi in presenza di così pochi bambini? Come non fare diventare un problema la conquista della longevità? Come accogliere i nuovi residenti? Come sostituire i lavoratori che andranno in pensione? Come valorizzare le 200.000 case vuote ?
Nei 20.000 chilometri che ho percorso durante la campagna elettorale ho visto alcune priorità: rivedere la legge urbanistica che tratta i piccoli comuni da 370 abitanti come come le grandi città; ripensare a nuovi modelli di scuola che sappiano sfruttare il vantaggio dei piccoli numeri e la possibilità di imparare immersi nella natura; rafforzare la rete delle farmacie rurali, dei medici di medicina di base e dei negozi di prossimità anche attraverso trattamenti fiscali diversi; favorire l’agricoltura di montagna e metter mano alla vecchia legge sugli agriturismi e la multifunzionalità; permettere una cura dei boschi, dei fiumi e dei rivi che coinvolga chi abita nei territori e utilizzi quelle deroghe che sono già previste dal piano natura 2000; superare l’annoso problema dell’assenza della banda larga in tantissimi territori.
Occorre cambiare rotta. Giovedì 6 febbraio ho assistito ad un incontro di tutti i sindaci della città metropolitana con l’assessore Priolo sul tema delle infrastrutture. Mi ha colpito l’intervento di un Sindaco che chiedeva di poter utilizzare i materiali inerti tolti dal letto di un fiume per poter fare dei lavori nel suo Comune, senza aver l’obbligo di smaltirli e di ricomprarne altri spendendo altre risorse. E’ solo un esempio di come potrebbero essere piccole cose a fare la differenza.