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La mia Nota stampa dopo l’informativa dell’Assessore Isabella Conti su scuola e famiglia

21 Febbraio

Giovedì 20 febbraio l’Assessore Isabella Conti ha presentato le sue linee di mandato alla Commissione scuola  in Regione.

La prima buona notizia è che ha confermato la disponibilità a costruire insieme a tutte le componenti dell’Assemblea legislativa una Legge quadro per la natalità e le politiche familiari. Si tratta di una notizia fondamentale, perché la ripresa della natalità, in calo nel nostro Paese da oltre vent’anni, non è soltanto una questione demografica ma un investimento strategico per il futuro della società che riguarda tutti e tutte le dimensioni della vita. Uno dei punti di lavoro fondamentali sarà la discussione di un coefficiente per riparametrare l’Isee necessario per l’accesso ai servizi e per il calcolo delle tasse regionali, tenendo conto di fattori come il numero dei figli, la presenza di anziani, di persone con disabilità e di caregiver all’interno del nucleo familiare.

L’Assessore ha anche confermato che le scuole paritarie e il privato convenzionato rappresentino un alleato importante nella capacità di risposta alle esigenze delle famiglie. Mentre è chiaro il progetto sullo “0-3 anni” sul quale, fino ad ora, la regione ha scelto di investire il 90% delle risorse della Legge nazionale “0-6” e i contributi europei per la conciliazione vita-lavoro delle donne, non è ancora chiaro se si estenderà lo stesso trattamento per la fascia della scuola dell’infanzia e che cosa si intenda fare per supportare le famiglie con bimbi oltre i 6 anni di età.

Un altro quesito riguarda l’importante aumento del fondo per la disabilità da destinare a ragazzi  e ragazze fra i 14 e i 18 anni annunciato dalla Conti. L’Assessore non ha specificato se esso si estenderà anche a coloro che frequentano le scuole paritarie. Non farlo significherebbe operare una grave disparità di trattamento.

Nel corso del dialogo in Commissione ho sottolineato la necessità di innovare le politiche regionali anche sulla fascia più alta d’età. Il tasso di abbandono scolastico, i divari di apprendimento, l’incidenza della ripetenza sulla dispersione scolastica, sono punti di debolezza del sistema scolastico e formativo che devono essere oggetto di interventi concreti, capaci di mutare l’orizzonte di difficoltà per le giovani generazioni.

Gli ultimi dati Istat (2023) relativi alla popolazione inattiva in Emilia-Romagna, ci raccontano di una popolazione tra i 18 e i 24 anni pari all’11% che  non studia e non si forma professionalmente e che non possiede un titolo superiore alla licenza media. Il dato è di poco inferiore alla media nazionale, ma è più alto di quella europea. I dati relativi alla nostra Regione ci raccontano anche di sacche di abbandono scolastico concentrate in alcune scuole “di frontiera” nelle quali l’abbandono raggiunge picchi del 50% (dal primo al terzo anno). Nella nostra regione esistono divari di apprendimento ancora troppo alti. Solo un esempio: nei test INVALSI il 35% degli studenti di terza media  dell’Emilia-Romagna si attesta sui livelli di competenza inadeguati in italiano (1 e 2), un  valore di poco inferiore alla media nazionale.

Sono dati a cui dedicare un’attenzione prioritaria perchè i bassi livelli di competenza sono uno dei segnali più rilevanti della dispersione scolastica. Un terzo elemento di preoccupazione riguarda il divario tra studenti italiani e stranieri che rivela la mancanza di una vera integrazione. Basta solo un dato: nella scuola superiore gli studenti stranieri che ripetono l’anno è quasi il triplo di quella degli studenti di cittadinanza italiana (16,04 % a fronte di un 6,21%).

E’ evidente che la retorica del “quanto siamo bravi” non basta più e che la pur necessaria burocrazia deve lasciare spazio al vero compito della Regione che è quello di accompagnare, favorire e sostenere sussidiariamente il nostro sistema scolastico e formativo.

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