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Manovra di Bilancio “al buio” sulla sanità

11 Marzo

Questa mattina si è riunita la Commissione Sanità nell’ambito dell’approvazione della Manovra di Bilancio. Si tratta di quasi 10 miliardi a fronte di un bilancio complessivo di 13. Di fatto, è stata chiesta un’approvazione al buio perché i dati non permettono di capire quali sono le effettive voci di spesa. Inoltre, non sono state date risposte precise alle innumerevoli domande poste dai Consiglieri di minoranza.

Si tratta di un bilancio “copia incolla” dal quale non emerge nessuna proposta concreta risultando privo di indicatori precisi e verificabili per rivedere l’appropriatezza e la qualità dei servizi sanitari, con l’obiettivo di gestione della spesa e di miglioramento complessivo dei servizi. Un esempio? La nostra regione fornisce il doppio delle prestazioni diagnostiche rispetto alla Lombardia e la metà delle prestazioni cliniche con un aumento delle liste d’attesa. La quantità non coincide automaticamente con la qualità che deve essere valutata con indicatori e confronti precisi.

Prima di aumentare le tasse per coprire un disavanzo ormai strutturale sarebbe stato utile confrontarsi per capire come migliorare in modo strutturale la visione, l’organizzazione e la valutazione della qualità dei servizi. C’è una prima domanda alla quale, di fatto, non è stata data risposta: nel documento consegnato ai Consiglieri si vede una diminuzione dei trasferimenti statali per il finanziamento ordinario del Servizio sanitario regionale pari a 170 milioni annui, dal 2024 al 2025 (confermati anche per il 2026 e 2027). Si tratta di trasferimenti già presente nel bilancio pluriennale dello Stato. Perché?

Alla mia domanda su come verranno utilizzati i fondi derivanti dalle maggiori entrate fiscali previste, è stato risposto che essi saranno utilizzati per scongiurare tagli del personale, coprendo i costi reali, e per aumentare il fondo per la non-autosufficienza di 85 milioni nel 2025 partendo dagli attuali 481.890.000 per un totale di 566.890.000. Peccato che il Veneto sempre nel 2025 stanzi, per lo stesso fondo, più di 800 milioni senza dover aumentare le tasse e centrando il pareggio di bilancio a fronte delle stesse entrate dal fondo sanitario nazionale e con risultati superiori ai nostri in termini di prestazioni sanitarie. Capire perché sarebbe utile!
Nessuna traccia, inoltre, dell’aumento agli stipendi per il personale sanitario (di cui non si vede traccia nel bilancio) nonostante il Presidente de Pascale ne avesse fatto una bandiera.

Sul complesso tema dei fondi alla sanità, trovo molto immediato un grafico (nella foto) relativo al Bilancio 2023 ma del tutto sovrapponibile a quello in approvazione. Colpisce la distribuzione della spesa e il fatto che solo il 5% dei fondi vada alle strutture private accreditate per servizi sanitari (da questa percentuale sono esclusi quelli destinati agli enti accreditati che gestiscono residenze per anziani e persone con disabilità). Come ha sottolineato l’assessore Fabi, si tratta di una realtà molto importante per reggere le sfide presenti e future. Anche qui i dati aiutano: il 5% della spesa per le strutture sanitarie accreditate produce il 25% dei servizi sanitari regionali e il 79,9% dei servizi per la non autosufficienza viene erogato dal privato accreditato.

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